In un mondo che esige robot sempre più specifici e capaci, Direct Drive Tech ha deciso che la soluzione più semplice fosse… semplicemente metterli insieme. L’azienda ha svelato il suo D1, soprannominato il “primo robot con intelligenza incarnata completamente modulare al mondo”, che vanta una nuova capacità chiamata “All-Domain Splicing”. Questa meraviglia permette alle singole unità D1 — che sembrano agili piattaforme con ruote e gambe — di combinarsi fisicamente in configurazioni bipedi, quadrupedi o persino più grandi, al volo. Non è tanto un singolo robot, quanto una scatola di terrificanti e capacissimi mattoncini Lego auto-assemblanti.
Non si tratta solo di un trucco da festa per dimostrazioni tecnologiche inquietanti; le specifiche sono davvero formidabili. Quando sono collegati in modalità a quattro ruote (crawl mode), lo sciame di D1 può gestire un carico massimo di 100 kg, o 80 kg in piedi. La piattaforma vanta anche delle “gambe” di tutto rispetto, con un’autonomia testata a vuoto di oltre 25 km e un tempo di funzionamento superiore alle cinque ore nella sua configurazione standard a doppia ruota-gamba. È sufficiente per pattugliare un covo del male di medie dimensioni senza bisogno di una pausa caffè. Direct Drive Tech sta posizionando il D1 per applicazioni come l’ispezione esterna e il trasferimento di materiali, dove questo tipo di assemblaggio su richiesta potrebbe rivelarsi incredibilmente efficiente.

Perché è importante?
Il D1 rappresenta un significativo cambio di paradigma filosofico, passando da robot monouso a morfologia fissa a sistemi dinamici e riconfigurabili. Invece di implementare un robot specifico per un compito specifico, uno sciame di D1 potrebbe teoricamente adattare la propria struttura fisica per affrontare sfide in evoluzione: una singola unità per la ricognizione agile, una coppia per il trasporto stabile e un assemblaggio più grande per il sollevamento di carichi pesanti. Questa modularità potrebbe ridurre drasticamente la necessità di flotte diverse di robot specializzati, offrendo una soluzione flessibile e basata sull’hardware a problemi che, fino ad ora, sono stati affrontati principalmente tramite software. È un passo tangibile verso il sogno fantascientifico di macchine veramente generiche che adattano i loro corpi, non solo il loro codice, al compito da svolgere.






