La frase “incidente mortale in moto” è diventata un titolo tristemente comune. Per quanto si parli di libertà e di strada aperta, la realtà è che guidare una moto rende squisitamente vulnerabili. Per miglio percorso, il tasso di mortalità per i motociclisti è quasi 22 volte superiore a quello degli occupanti di automobili. È una statistica che incombe su ogni pilota. Mentre le case automobilistiche riempiono le auto di reti di sicurezza autonome, il trasporto su due ruote si è ampiamente affidato all’abilità del pilota e a un po’ di pelle. Yamaha, tuttavia, sembra porsi una domanda radicale: e se la moto stessa si rifiutasse di farti cadere?
Ecco a voi il Yamaha Motoroid, un concept così selvaggiamente futuristico che sembra uscito dal set di un film cyberpunk. Presentato per la prima volta nel 2017, questo non è solo una motocicletta; è un’entità auto-bilanciante, alimentata dall’intelligenza artificiale, che mira a creare un nuovo tipo di relazione tra pilota e macchina. È la manifestazione fisica della filosofia Jin-Ki Kanno di Yamaha — l’esilarante seduzione che si prova quando si diventa un tutt’uno con la propria macchina. Ma qui, quell’unità è meno incentrata sulla pura abilità del pilota e più su una partnership simbiotica con un co-pilota intelligente.

Il fantasma nella macchina che non si ribalta
Ma come funziona? La magia risiede in una tecnologia proprietaria chiamata Active Mass Center Control System (AMCES). Invece di affidarsi ai giroscopi, il Motoroid sposta attivamente il proprio baricentro. La batteria, il componente più pesante, agisce come un contrappeso dinamico, muovendosi per mantenere la moto perfettamente bilanciata, anche da ferma. Può alzarsi dal cavalletto su comando, riconoscere il volto e i gesti del suo proprietario e seguirlo come un fedele segugio metallico. È un livello di devozione che il vostro cane può solo sognare, e non vi masticherà le ciabatte.
L’obiettivo è creare una macchina che sembri meno uno strumento e più una creatura vivente. Il concept originale e il suo successore, il Motoroid2, esplorano questa idea con sistemi di feedback aptico e un telaio che sembra respirare e reagire. Il Motoroid2 ha persino introdotto una struttura “LEAF”, un’interfaccia aptica che avvolge il pilota, percependo la sua postura e comunicando le intenzioni senza parole.
Da Concept a… Centauro?
L’evoluzione da Motoroid a Motoroid2 ha spinto i confini ancora più in là. Il sequel presenta un forcellone unico che consente alla parte posteriore della moto di inclinarsi indipendentemente dalla parte anteriore, migliorando la stabilità. Abbandona anche il tradizionale manubrio in favore di manopole fisse, alterando fondamentalmente l’esperienza di guida. Il Motoroid2 propone persino nuove posizioni di guida, inclusa una modalità “centauro” in cui il pilota può stare in piedi, liberando completamente la parte superiore del corpo mentre la macchina gestisce l’equilibrio. È una visione audace, che suggerisce un futuro in cui le esigenze fisiche della guida sono gestite dalla moto, lasciando al pilota la semplice possibilità di esistere nel momento.
Anche se questo potrebbe sembrare un’eresia per i puristi che vivono per la sfida di padroneggiare una macchina potente, la visione di Yamaha è radicata in un concetto di sicurezza che chiama Jin-Ki Anzen. Questa filosofia crede che l’abbinamento dell’abilità umana con l’assistenza intelligente della macchina possa creare un mondo più sicuro per i motociclisti.
I nostri signori robotici su due e quattro ruote
Questa tendenza a cedere il controllo al silicio non è esclusiva di Yamaha. È la stessa promessa fondamentale dietro i veicoli autonomi. Mentre il Motoroid è ancora un concept lontano, veicoli come il Tesla Cybercab si stanno già avvicinando a una realtà senza conducente sulle strade pubbliche. Come abbiamo recentemente coperto, gli ultimi sistemi autonomi di Tesla stanno dimostrando manovre sempre più sofisticate, suggerendo un futuro in cui i robot non saranno solo i nostri autisti, ma i nostri guardiani. Translation not available (it)
La questione centrale è la stessa sia per una moto auto-bilanciante che per un’auto a guida autonoma: siamo disposti a scambiare il controllo ultimo con la sicurezza ultima? Per i motociclisti, la posta in gioco è probabilmente più alta. La connessione viscerale con la macchina e la strada è, per molti, il senso stesso.
Per ora, il Motoroid rimane una piattaforma sperimentale, uno studio di design e ingegneria piuttosto che un prototipo di produzione. La tecnologia di auto-bilanciamento probabilmente si diffonderà prima negli scooter più accessibili, rendendo la guida più facile per i neofiti. Ma la visione più ampia che rappresenta è profonda. È un futuro in cui il termine “incidente mortale in moto” potrebbe finalmente diventare una reliquia di un’epoca passata, più pericolosa. Se i motociclisti abbracceranno una moto che si rifiuta di cadere, o la vedranno come un automa senz’anima, resta da vedere. Una cosa è certa: le rotelle del futuro saranno fatte di codice.